Controllare gli interessi attivi e passivi e gestire trasversalmente la liquidità del gruppo. Il cash pooling è una delle tecniche di gestione accentrata che sta trovando più riscontri positivi sul mercato, anche in Italia, e si sta gradualmente diffondendo in virtù dei tanti benefici che apporta alla gestione finanziaria. I benefici sono molteplici: le aziende con filiali estere possono gestire i propri conti attraverso un’unica valuta; inoltre, le società con saldo negativo possono avere i soldi in prestito dalla casa madre a buon mercato e, più in generale, il gruppo potrà fare poco o nessun affidamento su crediti esterni. Il cash pooling è una tecnica che va amministrata correttamente perché può avere anche qualche svantaggio amministrativo e fiscale nel caso in cui venga sottovalutato.
Come funziona il cash pooling
Il cash pooling prevede che la casa madre oppure un’azienda appositamente creata (una cosiddetta newco) sia il pooler, ossia il gestore del conto corrente unico. Successivamente alla sottoscrizione di un contratto tra le varie aziende del gruppo, sul conto corrente principale saranno convogliati i saldi di tutte le società del gruppo. Il contratto dovrà mettere nero su bianco molteplici e delicati aspetti: gli eventuali limiti dell’indebitamento delle aziende, le aliquote degli interessi attivi e passivi, e le commissioni che vengono applicate alla gestione della tesoreria, per esempio. Esistono diverse tipologie di cash pooling, ognuna con le sue caratteristiche. La forma più popolare di accentramento della liquidità è detta zero balancing e prevede che le somme, attive e passive, delle società facenti parte del gruppo siano trasferite fisicamente sul conto principale quotidianamente.
Liquidità societaria sempre sotto controllo
Il vantaggio principale del cash pooling è quindi evidente: con un solo conto, il gruppo può gestire la propria liquidità in modo flessibile e, soprattutto, autonomo. Per esempio, se una società A ha un passivo di 200mila euro e la società B ha un attivo di 200mila euro, una volta che i conti di queste due imprese vengono azzerati e il loro saldo viene spostato su quello principale, allora la casa madre potrà aiutare la società A nella sua attività di tesoreria e impedire uno stato di insolvenza. In modo simile, un conto unico permette al gruppo di ottenere condizioni più agevolate con le banche: un’azienda in buona salute finanziaria può contrattare costi più bassi per i prestiti, per esempio. Inoltre, un solo conto principale ha effetti positivi anche per i gruppi dove sono presenti filiali o aziende estere che usano una valuta diversa: accentrare i conti su uno o al massimo due conti permette di contrastare la volatilità ed evitare possibili problemi di contabilità.
Le imprese devono prestare attenzione
Il cash pooling può avere un effetto “calmante” verso le aziende del gruppo e ciò non è sempre un bene. L’accentramento della liquidità, infatti, non deve essere visto come una scusa per indebolire l’attenzione alla gestione interna della tesoreria. Ciascuna società deve adottare ogni strumento possibile per mantenere la propria liquidità su livelli positivi e poter essere utile all’intero gruppo. Il rischio, in caso contrario, è che un’impresa possa sentirsi al sicuro perché il cash pooling viene visto come un “salvagente finanziario” sempre a disposizione nei casi estremi. Non dev’essere così: l’accentramento della liquidità semplifica la gestione della tesoreria e aumenta le capacità di contrattazione del gruppo nei confronti delle banche, ma non sostituisce un’adeguata competenza e conoscenza interna della contabilità aziendale. Un software di gestione anticipata della tesoreria e la consulenza di un partner esperto possono fare una grande differenza anche in presenza di un pooler responsabile.